Esiste una parte delle speleologia che si occupa di cavità artificiali, comunemente nota come Speleologia Urbana. Non è facile trovare persone appassionate che abbiano interesse ad esplorare fogne, acquedotti, cisterne e tutto ciò che si trova sotto la città, eppure i risultati ottenuti in questo campo sono di grande interesse culturale. Nel territorio pistoiese di particolare rilievo sono il rifugio antiaereo di Campo Tizzoro e Pistoia Sotterranea
Alla Soprintendenza Archeologica della Toscana Sez. di Pistoia
Alla Soprintendenza ai Beni Architettonici e Artistici di Firenze e Pistoia
Pistoia 12 Gennaio 1994
Questo Gruppo Speleologico Pistoiese - Sez. Cavità Artificiali opera da tempo in collegamento con la Società Pistoiese di Storia Patria, per l'esplorazione il rilevamento e la catalogazione delle opere ipogee presenti nel sottosuolo cittadino. La città presenta infatti un reticolo di antiche Gore collocate a più riprese ed in epoche diverse in galleria. Alcune di esse sono databili ad epoche altomedioevali, quale la Gora d'Ombroncello o di Gora, la più anticamente documentata e già esistente all'atto della fondazione dell' abbazia di San Bartolomeo nel 726. A tutt'oggi non sono mai state indagate scientificamente. A questo proposito vogliamo segnalare il seguente rinvenimento, visionato anche dal dott. Alessandro Corretti, archeologo alla Scuola Normale Superiore di Pisa.
Durante l'esplorazione del primitivo percorso del torrente Brana, inglobato anch'esso nel reticolo delle Gore al momento della sua deviazione, visionato e topografato da noi nel tratto compreso tra via del Frantoio e via di Porta S. Marco, all'altezza del presunto percorso della II cerchia di mura urbane, abbiamo individuato, poco ad Ovest dell'attuale via di Porta S. Marco, una grande arcata di conci di pietra della larghezza di ca. m. 2.50. La struttura non è visibile nella sua interezza, ma si differenzia nettamente per tecnica costruttiva dalle murature circostanti,
che per altro sono evidentemente posteriori in quanto vi si appoggiano. Si potrebbe trattare di un'arcata del ponte che permetteva, alla strada che usciva dalla I cerchia di mura seguendo grosso modo il tracciato di via di Porta S. Marco, di attraversare il torrente Brana; in tal caso si tratterebbe verosimilmente del Ponte di San Leonardo, che documenti dell' inizio del XII sec. attestano nella zona. Circa 15 m. prima di questo ponte, venendo da P.zza S. Lorenzo, alla biforcazione della galleria in due rami, si è individuato un pilastro che si presentava alla corrente torrentizia con uno sperone di ca. 95° - 100°. La struttura è realizzata in pietre squadrate, disposte con una certa cura, nella parte anteriore; posteriormente la struttura presenta un paramento murario del tutto diverso e un andamento curvilineo; al di sopra, delle pietre squadrate formano una base quadrangolare, sporgente rispetto alla struttura sottostante. Su di essa poggia un sistema di archi e di volte in mattoni che rivela fasi successive. Una delle pietre con cui è realizzata la parte inferiore del pilastro, quella ad angolo ottuso, reca una iscrizione, solo in parte leggibile ( all'inizio infatti è obliterata da una successiva struttura in mattoni ).
Il testo è il seguente:
….] NE AQUE ELEVENTUR
Le lettere sono tracciate abbastanza profondamente, la grafia presenta caratteri di corsività, che potrebbero porre l'iscrizione nel III - IV secolo D.C..
Ma una datazione ed interpretazione più precisa si potranno ottenere solo dopo un rilievo preciso ed uno studio più accurato della grafia e del contenuto, che il dott. Corretti sarebbe ben lieto di eseguire. Ogni ulteriore dato e rilievo verrà ovviamente comunicato a codeste Soprintendenze. A poca distanza dal ponte e dal pilastro con iscrizione, lungo il ramo di destra della galleria, sul suo lato D, vi è un tratto lungo una decina di metri in cui il paramento murario, in filari piuttosto regolari di pietre di medie dimensioni solo irregolarmente squadrate, e con conci di maggiori dimensioni in corrispondenza di un angolo, potrebbe essere un resto della II cerchia di mura, l'unico altro tratto conservato oltre a quello, già noto, di via Borgo Albanese. Il breve tratto di galleria di cui si parla è interessante anche per le varie strutture che si possono individuare lungo le sue sponde, tra cui un mulino di incerta cronologia, di cui si conserva l'alloggiamento della ruota a pale e la relativa gora. Ci è sembrato doveroso segnalare quanto sopra a codeste Soprintendenze: qualora foste interessati ad un sopralluogo, questo Gruppo è a disposizione per accompagnare un vostro funzionario. Il nostro gruppo sarebbe inoltre disposto a collaborare con codeste Soprintendenze anche per eventuali altre ricerche o sopralluoghi che voleste effettuare nel sottosuolo urbano ed extra urbano.
Il Coordinatore del Gruppo di Lavoro Cavità Artificiali
Antonio Ginetti
NESSUN MISTERO...
MA TANTA STORIA
sembra di poter interpretare come una preghiera affinché la forza del torrente non abbia a distruggere un ipotetico ponte di cui questo ne era un sostegno.
LE LEGGENDE
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