Partecipanti: Emiliano Barneschi, Lorenzo Briccolani, Antonio Campantico, Paolo Giuntoli, Luca Giuseppucci, Marco Laveglia, Alva Miconi, Alessia Nannoni, Andrea Pedri, Simone Rastelli, Miriam Tredici, Federica Tronci, Nicola Zuccherini
Da tempo l’idea aleggiava tra di noi, ma ultimamente, durante i consueti ritrovi serali presso la sede del GSPT, stava prendendo sempre più forma. Era giunto il momento di passare ai fatti e fissare una data.
Dopo un rapido giro di consultazioni per verificare chi fosse disponibile, abbiamo ipotizzato alcune date. Numero chiuso: 15 speleo, vista la straordinaria opportunità offerta dal GSPT. La lista si è chiusa in un lampo.
Abbiamo quindi contattato gli amici del Gruppo Speleologico di Jesi, che ci avrebbero accompagnato, e sono stati loro a proporre la data del 13 aprile. Restava da ottenere le necessarie autorizzazioni da parte dell’amministrazione delle Grotte di Frasassi. La data era perfetta, anche perché, andando oltre, ci saremmo sovrapposti con gli impegni già fissati per il corso di torrentismo, presente nel calendario delle attività del gruppo.
Grazie alle conoscenze dei membri del consiglio, tutta la parte burocratica è stata sistemata con largo anticipo. A quel punto non restava che segnare la data sul calendario, avvisare casa (coniugi, fidanzate/i, figli…) che quella domenica, qualunque cosa fosse successa, non saremmo stati disponibili, preparare con cura imbraghi, sacchi speleo, tute, caschi e lampade… e attendere la partenza.
In realtà, vista anche la bellezza dei luoghi, alcuni sono partiti già il venerdì o il sabato, cogliendo l’occasione per un trekking fino al “Foro degli Occhialoni” o per la “traversata del Mezzogiorno” dall’omonima grotta al Tempio del Valadier. In ogni caso, il gruppo si è ricompattato la sera del sabato, riunito attorno a una lunga tavolata, per gustare i deliziosi prodotti locali.
La mattina di domenica 13 aprile, alle 9:00, ci siamo presentati puntuali, già vestiti di tutto punto, all’ingresso della turistica. E lì, la prima sorpresa: ad accompagnarci ci sarebbero stati Sabrina Cavatassi e, udite udite, Fabio Sturba. Sì, proprio lui: il primo ad essersi calato nell’Abisso Ancona, nel settembre del 1971. Nei suoi occhi, nonostante sia trascorso più di mezzo secolo, si poteva ancora leggere, inalterata, l’emozione di quei momenti storici.
Entriamo dalla turistica, percorriamo un tratto sulle passerelle, e poi inizia il vero divertimento. Scavalchiamo le recinzioni e, da lì, guidati dagli amici del Gruppo Speleologico di Jesi, ci inoltriamo in passaggi ora fangosi, ora stretti, ora scivolosi — ma mai troppo impegnativi — alla scoperta di sale concrezionate, piccoli laghetti, stalattiti e stalagmiti di una bellezza mozzafiato. Il tutto arricchito dalle loro spiegazioni e impreziosito dai contributi della nostra geologa Alessia.
Ad ogni sala, ad ogni laghetto, ad ogni scorcio, era un susseguirsi di occhi sgranati e scatti fotografici. Se fossimo stati in un’epoca diversa, avremmo probabilmente consumato decine di metri di pellicola!
Siamo usciti nel primo pomeriggio, completamente ricoperti di fango, ma con lo sguardo ancora acceso dall’emozione per aver vissuto un’esperienza tanto straordinaria, e per di più in compagnia di guide così speciali. Il ricordo di questa speleogita, ne siamo certi, ci accompagnerà a lungo. E speriamo davvero di poterci tornare presto.
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