Esplorazioni

L'esplorazione dei vuoti sotterranei è sicuramente una delle più antiche attività umane, dato che nella preistoria la protezione che offrivano le caverne era molto ricercata e per abitarle, innanzi tutto, bisognava conoscerle...
Oggi i vari gruppi Speleologici portano avanti con passione e fatica l'esplorazione del vasto mondo ipogeo, scoprendo di continuo rami nuovi di grotte conosciute o complessi ipogei completamente sconosciuti. Inutile sottolineare l'importanza geologica - idrologica - paleoclimatica, di ogni nuova scoperta speleologica.

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BAILAME

...Simone Argentieri ama aggirarsi in luoghi da cui gli speleologi apuani dovrebbero tenersi ben lontani, le cave del bianco marmo, ed è in prossimità di un avanzamento della Cava bassa di Carcaraia ormai abbandonato, che individua un breve cunicolo da cui esce la solita, notevole, quantità di aria fredda e che con poco sforzo riesce a farsi violare. La grotta, poi denominata Bailame, sinonimo di situazioni poco agiate, si apre molto vicino in linea d'aria alla Buca di Belfagor, scoperta da Pisani e Lucchesi a metà degli anni '80, e ad essa è accomunata dai vari fenomeni di crollo e riempimento che la caratterizzano, dalla grande quantità d'aria uscente in circolazione estiva e dall'andamento verso sud-ovest. Si sviluppa interamente nei Marmi con brevi salti intervallati da stretti meandri. Alla profondità di -40 metri si incontra la prima sala di dimensioni tali da poter rispettarne il nome, centro di snodo di almeno tre diramazioni. La più interessante, quella che porta verso il fondo è ancora caratterizzata dalla presenza di stretti meandri e salette, fino ad arrivare al pozzo Donatello, la prima ed unica verticale della grotta, un salto di 25 metri che immette quasi subito in un meandro alimentato da abbondati percolazioni lungo le pareti, dove, alla base di un saltino, ha termine la grotta.

 Nonostante la foltissima presenza d'aria, la via principale e le diramazioni che si incontrano lungo di essa chiudono inesorabilmente in ambienti che sembrano impraticabili. C'è da dire che, nonostante la profondità limitata, la conformazione stessa della grotta non rende agevole la sua percorrenza, sia nei vari punti stretti e in frana, che nel meandro terminale, dove l'acqua è una costante anche con temperature siberiane all'esterno, e quindi non si è insistito molto con grandi opere di scavo. Però, come Belfagor, il Bailame è molto vicino in pianta a quella porzione dell'Abisso Saragato che va dal nodo di -520 al ramo delle Babe, e l'aria ci indica in entrambi i casi un possibile collegamento. Se la scomodità del Bailame non invoglia alla ricerca di un avanzamento, ancor meno la temibile frana terminale di Belfagor vuoi condurre in quella direzione, pur sapendo di essere poco più di un centinaio di metri in verticale sul Saragato............

Siria Panichi

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MONTE
MEMORIANTE

Scheda geografica

Il M. Memoriante (mt 1149 s.l.m. ) s'innalza sulla sinistra orografica del torrente Lima, ai confini delle province di Lucca e Pistoia. Esso forma con la "gemella" Penna di Lucchio (mt 1175 s.l.m. ), dalla quale è diviso da un colletto posto a mt 1047, un massiccio (nome magari improprio) calcareo di una certa estensione geografica, se si considera che questo si prolunga verso Sud-Est lungo il crinale spartiacque che divide la media valle della Lima dalla "Svizzera Pesciatina", comprendendo anche il monte Lischeta, il monte Granaio e tutto l'altopiano di Croce a Veglia. Questa zona si inserisce in una piu vasta area carsica che si estende su ambedue i versanti del torrente Lima nella sua media valle, comprendendo anche i monti del Balzo Nero, di Limano, di Pratofiorito.

    Il M. Memoriante si caratterizza per una vasta carsificazione superficiale: con la presenza lungo le sue pendici di decine di anfratti,tecchie, pozzi, inghiottitoi. Altra caratteristica è rappresentata dal suo vasto pianoro sommitale che si estende da Nord a Sud per quasi 200 metri; in cui sono presenti, nella parte piu a sud, alcune doline di dimensioni notevolmente estese (con circonferenze superiori a 100 metri), nonche di notevole profondità.

    Verso Nord il Memoriante degrada con ripidi balzi rocciosi che si addolciscono abbassandosi verso il torrente Lima; ad Est una balconata rocciosa lo fa precipitare quasi verticalmente al colletto che lo separa dalla Penna di Lucchio. Anche il versante Sud è caratterizzato dalla presenza di balconate rocciose che si alternano a ripidi pendii erbosi, rendendo alquanto difficile percorrere questo lato. E? sul versante posto ad Owest che le pendenze si presentano piu dolci, a parte alcune piccole balconate rocciose presenti anche su questo versante, ma assai meno accentuate. Sempre verso Owest, o meglio verso Nord-Owest, abbastanza distanziata dalla vetta, troviamo una zona rocciosa che si eleva sui 600 metri circa con direzione sempre Nord-Sud, chiamato Balzo di Lezza Trugura, che precipita vertiginosamente verso la Lima, che lo percorre a Nord.

Dall'altopiano di Croce a Veglia le acque defluiscono, attraverso vari ruscelli, in quello che è chiamato Rio del Monte e che percorre da S-O verso N-E prima e decisamente verso Nord successivamente tutti i contrafforti del Memoriante nei suoi versanti meridionali e occidentali. Questo corso d'acqua forma una incisione notevolmente profonda, in special modo tra il Balzo di Lezza Trugura, posto alla sua destra orografica e un'altra zona rocciosa, sempre sui 600 metri di elevazione alla sua sinistra, prima di andare a gettare le sue acque nella Lima. Come tutti i torrenti delle zone carsiche che si rispettino, anche questo, sebbene piccolo e di breve lunghezza, inghiotte l'acqua, sempre copiosa nella parte alta; presentandosi, anche nei periodi di maggiori precipitazioni, sempre in secca nella sua parte centrale

Il maggior numero di grotticelle sinora catastate si presentano nella zona a piu leggero declivio, sebbene presenti spesso in prossimità di balconate rocciose, non mancando però inghiottitoi lontano da rocce. Anche il Balzo di Lezza Trugura è caratterizzato dalla presenza di numerosi, seppure piccoli, "buchi"; mentre la balconata rocciosa che si oppone a questo presenta diverse tecchie e antri. Uno studio piu approfondito ci porta alla constatazione che tutto il carsismo presente lungo il versante occidentale del Memoriante si presenta ad una certa e quasi costante distanza ed elevazione dall'attuale alveo del Rio del Monte.

   Inquadramento Geologico

 Il territorio della media valle della Lima è costituito principalmente da calcari, dolomie, marne ed in minor parte da argilliti (comunemente denominati scisti); tali rocce sono il risultato di un lento processo di sedimentazione avvenuto in un antico bacino marino ormai scomparso (Tetide), a partire dal Triassico ( circa 225 milioni di anni) e conclusosi nell'Oligocene (circa 25 milioni di anni).   L'assetto strutturale delle formazioni rocciose è caratterizzato da una piega anticlinale coricata, e successivamente segmentata da numerose faglie distensive recenti. Molto interessanti sono le forme derivate da fenomeni carsici, sia di superfice sia profondi, che talvolta si rinvengono passeggiando per questi monti, quali le numerose doline, inghiottitoi, campi solcati ecc.

Il M. Memoriante s'inquadra nel suddetto contesto geologico e, con i suoi 1140 metri di altitudine, costituisce una delle piu alte vette della zona della media valle della Lima. Calcari, calcari selciferi e marne sono le rocce che costituiscono il monte, e si presentano in giacitura rovesciata (ovvero: le rocce piu antiche sono geometricamente sovrastanti le rocce piu recenti). Gli ingressi delle grotte Mem 1 1234 T/LU Antro della Lanterna, Mem 3 1236 T/LU Buca di Piero Mem 5 1238 T LU La Piella, Mem 12 1244 T/LU Buca Emmedodici, Mem 17 1346T/LU Buca del Burchio chiacchierone Mem 18 1347 T/LU Buca del Gigo di Giò sono ubicati in corrispondenza di una faglia di orientamento NW-SE che segue il versante meridionale del M. Memoriante e prosegue per il M. Lischeta, M.Granaio ed oltre: tale faglia segna il limite meridionale dell'affioramento carbonatico ed a sud di essa si trovano, infatti, affioramenti arenacei del macigno, ribassati di parecchi metri; questo importante allineamento strutturale è noto in letteratura come la faglia del Monte Memoriante.

LE GROTTE

Le grotte sono ubicate entro il Calcare Massiccio (formazione calcarea di età Giurassico inferiore e formatasi in ambiente di piattaforma-scogliera corallina. La grotta Mem 2 1235 T/LU Buca dello spiritaio è situata entro la formazione della Pania di Corfino (Retico); Mem 15 1343 T/LU Grotta bella di Lezza Trugura e Mem 14 Buca sopra la strada di Casoli si trovano situate quasi in vetta al monte, in corrispondenza di strutture tettoniche minori (es. diàclasi). Mem 8 1240 T/LU Tecchia della Capra, mem 9 1241 Buca dell'Osso, mem 10 1242 T/LU Buca della Sete, Mem 13 1239 T/LU Antro dell'Ugola sono situate entro le Brecce di Balzo Lezza Trugura in corrispondenza di una zona di faglia che presenta un orientamento Nord-Sud ed una giacitura verticale: il torrente Rio di Castello infatti ha un andamento Nord-Sud rettilineo perche impostato su una faglia. Mem 6 1245 T/LU Grotta dei Pipistrelli, Mem 7 1244 T/LU Grotta dei Marmi, Mem 14 sono situate all'interno delle Brecce di Casoli, anch'esse in corrispondenza di faglia.

ANTONIO GINETTI

Tabella

le grotte del memoriante catastate

CODICE ZONA NOME
1234 T/LU  MEM 1ANTRO DELLA LANTERNA
Caren RialsCaren RialsCaren Rials
Leon RogolLeon RogolLeon Rogol
Shala BarreraShala BarreraShala Barrera
Shala BarreraShala BarreraShala Barrera
Shala BarreraShala BarreraShala Barrera
Shala BarreraShala BarreraShala Barrera
Shala BarreraShala BarreraShala Barrera
Mostrati inserimenti (filtrato da voci totali)
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Abisso
Cann'Abiss

Questo breve contributo parla della cosa che più dovrebbe entusiasmare un piccolo gruppo speleologico: l'esplorazione. Come si vedrà dalle date, ci si riferisce ad un po' di tempo fa, e le ricerche effettuate sono poca cosa se paragonate a quel "mondo" che si nasconde sotto il massiccio del Monte Tambura; ma sono pur sempre tasselli che compongono il tutto e ci piacerebbe che anche altri, che hanno fatto poco come noi, o che ancora non hanno raccontato le cose in cui si sono imbattuti, magari pensando che non fosse importante alla luce di ben altre scoperte, ci narrassero di quel loro tassello.

Nell'Agosto del 1997 il Gruppo Speleologico Pistoiese organizzò un campo esplorativo in Carcaraia, con lo scopo di indagare l'area sovrastante la Cava Bassa. La zona è tutt'altro che sconosciuta a speleologi di varia provenienza, essendo ricca di "ingressi" molto promettenti in termini di aria, ma di altrettanto difficile accesso a causa dello strato di detriti superficiale che la ricoprono. Marco Ballati e Antonio Ginetti, allora promotori dell'attività esplorativa del Gruppo, si erano scontrati con questa situazione individuando un piccolo ingresso, poi denominato Buca di Amalia, al limite della fascia di doline che scendono dall'alta Tambura, che accese le speranze invernali e poi primaverili del Gruppo, per poi spegnerle nella inesorabile assenza di prosecuzione che l'aria indica come certa. 

L'apertura della grotta impegnò diversi soci del Gruppo in un duro e lungo lavoro di scavo, motivato dalla presenza di tanta aria e dal fatto che "passare" non sembrava impossibile. Ed infatti dopo aver liberato un breve cunicolo inclinato da parte della frana che lo occupava, si arrivò in una saletta piuttosto comoda, da cui un passaggio ancora inclinato ci condusse ad un meandro alto ma stretto, oltre che ad una breve diramazione laterale, purtroppo inesorabilmente tappato da montagne di massi. Ma quell'anfiteatro naturale formato dai monti Tombaccio, Roccandagia e Tambura invoglia alla ricerca e quindi in agosto fu organizzato il campo estivo, di cui già al secondo giorno fu individuato l'obiettivo principale. Il Bailame...Simone Argentieri ama aggirarsi in luoghi da cui gli speleologi apuani dovrebbero tenersi ben lontani, le cave del bianco marmo, ed è in prossimità di un avanzamento della Cava bassa di Carcaraia ormai abbandonato, che individua un breve cunicolo da cui esce la solita, notevole, quantità di aria fredda e che con poco sforzo riesce a farsi violare. La grotta, poi denominata Bailame, sinonimo di situazioni poco agiate, si apre molto vicino in linea d'aria alla Buca di Belfagor, scoperta da Pisani e Lucchesi a metà degli anni '80, e ad essa è accomunata dai vari fenomeni di crollo e riempimento che la caratterizzano, dalla grande quantità d'aria uscente in circolazione estiva e dall'andamento verso sud-ovest. Si sviluppa interamente nei Marmi con brevi salti intervallati da stretti meandri. Alla profondità di -40 metri si incontra la prima sala di dimensioni tali da poter rispettarne il nome, centro di snodo di almeno tre diramazioni. La più interessante, quella che porta verso il fondo è ancora caratterizzata dalla presenza di stretti meandri e salette, fino ad arrivare al pozzo Donatello, la prima ed unica verticale della grotta, un salto di 25 metri che immette quasi subito in un meandro alimentato da abbondati percolazioni lungo le pareti, dove, alla base di un saltino, ha termine la grotta. Nonostante la foltissima presenza d'aria, la via principale e le diramazioni che si incontrano lungo di essa chiudono inesorabilmente in ambienti che sembrano impraticabili. C'è da dire che, nonostante la profondità limitata, la conformazione stessa della grotta non rende agevole la sua percorrenza, sia nei vari punti stretti e in frana, che nel meandro terminale, dove l'acqua è una costante anche con temperature siberiane all'esterno, e quindi non si è insistito molto con grandi opere di scavo. Però, come Belfagor, il Bailame è molto vicino in pianta a quella porzione dell'Abisso Saragato che va dal nodo di -520 al ramo delle Babe, e l'aria ci indica in entrambi i casi un possibile collegamento. Se la scomodità del Bailame non invoglia alla ricerca di un avanzamento, ancor meno la temibile frana terminale di Belfagor vuoi condurre in quella direzione, pur sapendo di essere poco più di un centinaio di metri in verticale sul Saragato.

Qualche anno dopo, il CANN' ABISS». Abbandonato il Bailame le ricerche si spostarono altrove, finché, alla fine di luglio del 2001, sempre Simone decide di andare a vedere cosa succede intorno alla Cava Bassa di Carcaraia, nel frattempo notevolmente modificata dai lavori di estrazione. Già avvicinandosi al limite del nuovo taglio di cava avverte I" aria gelida che lo guiderà fino ad un meandro aperto accidentalmente ai lati della zona di escavazione. La settimana dopo siamo di ritorno per vedere di cosa si tratti: impreparati, vista la difficoltà di accesso ipogeo della zona, e demotivati dalla vicinanza alla zona di estrazione, ma comunque spinti dal "non si sa mai". Appena sceso il primo saltino ci rendiamo conto che le corde non ci sarebbero bastate per quell'oggi, seguito da una serie di uscite che ci portano velocemente a circa 330 metri di profondità.

La grotta 

L'ingresso della grotta, poi denominata Abisso Cann' Abiss, è situato in prossimità della zona estrattiva della Cava Bassa di Carcaraia, a circa 1213 metri sul livello del mare. Il pozzo d' ingresso si apre interamente nei Marmi, in cui ci inoltriamo per il successivo meandro fino ad una saletta in cui incontriamo tre diverse diramazioni, di cui una ci riconduce all'esterno, sul taglio di cava. Seguendo l'aria si prosegue con alcuni brevi salti in ambienti modificati dai crolli, fino ad arrivare in una sala in cui incontriamo un breve rivolo che finisce sul Pozzo del Narghilè, 20 metri sotto cascata, impostato sul contatto fra Marmi e Calcari selciferi. La grotta prosegue con andamento meandro-pozzo-meandro lungo questo contatto, sempre in presenza dell'acqua che alimenta fontane sulle pareti, una serie di vasche in successione sul Pozzo delle Risaie ed il pavimento della "Lavanda gastrica", un passaggio stretto e basso caratterizzato da un copioso scorrimentoidrico; fino ad arrivare alla base del Pozzo delle Arselle (P20), ultimo pozzo sviluppatesi interamente sul contatto. E qui che tutto cambia. Quello che ci attende al di là di una finestra alla base del pozzo non è intuibile dallo stretto passaggio in cui ci inoltriamo, anche se il lancio di un sasso ci dice che alla fine c'è una verticale nel vuoto di circa 35 metri; è solo quando svoltiamo l'angolo che ci accorgiamo di essere in un ambiente ben più ampio dove il colore della roccia non ci da più quell'idea di manto bianco che ti avvolge e che magari rende più chiara la visuale; siamo ora interamente nei Calcari selciferi, in un "pozzone", di cui non riusciamo a scorgere la parete opposta. La prima verticale ci porta su uno scivolo di circa 30 metri, che termina sull'orlo di un salto di 100 metri accompagnato da tre distinte cascate. L'ambiente è enormemente maestoso, anche senza il grosso camino che continua sopra la nostra verticale di 100 metri, che in fondo non porta che alla solita immane frana... Percorrendo la frana terminale si arriva alla base di un pozzo parallelo che ancora aspetta di essere salito. L'aria, perduta inesorabilmente dopo la finestra, pare sali-re di là, ma all'inizio abbiamo cercato una possi-bile finestra lungo le pareti, ritenendo la verticale un ringiovanimento da attraversare. Il dubbio purtroppo deve essere ancora chiarito, e speriamo di poterlo fare presto.

Metereologìa ed Idrologia

 La grotta funziona da ingresso basso. La sua apertura, avvenuta m modo artificiale, ha influito sul flusso di aria uscente in circolazione estiva da alni ingressi limitrofi, percorribili dall'uomo e non. Lungo tutto lo sviluppo non ci sono inversioni d'aria, e, d'estate, camminiamo costantemente con il vento fresco in faccia. D' inverno invece la gelida aria entrante costringe a gradinare fino a circa 40 metri di profondità, dove una strettoia ad S senza scorrimento d'acqua blocca l'avanzata del ghiac-cio. L'acqua è una costante in tutta la grotta. Si incontra dopo il primo meandro e non si abbando-na più; l'impressione è che arrivi da zone diverse. La cavità, trovandosi a valle di tre monti, molto probabilmente assorbe come un enorme imbuto gran parte dell'acqua piovana e della neve che rico-pre il versante ovest dei monti Tombaccio e Roccandagia e il versante nord del monte Tambura. I pozzi sono tutti alimentati da cascate, anche in periodo di siccità e diventano molto pericolosi con piogge abbondanti. Non è stato verificato, ma il pozzo terminale, specie la verticale di 100 metri nel vuoto alimentata da tre cascate distinte in periodo di siccità, probabilmente diventa impercorribile in periodo di piena. Da notare che la maggior parte di quest'acqua è inutilizzabile a causa della presenza di marmettola proveniente dalla sovrastante cava. La temperatura interna si aggira intorno ai 4 gradi centigradi. Possibilità esplorative. La grotta presenta ancora numerose possibilità esplorative. Percorrendola si incontrano varie diramazioni non indagate a lungo poiché è stata prediletta la via dell'aria. Le possibilità maggiori si hanno raggiungendo la finestra giusta fra quelle che nel buio sembrano costellare il pozzo terminale, o, più probabilmente, risalendo il pozzo ad esso parallelo. Il problema maggiore nel portare a termine questa esplorazione è dovuto a vari eventi che rendono impossibile l'accesso alla grotta con continuità; i lavori in cava, infatti, hanno periodicamente chiuso e riaperto l'ingresso ed in periodo di disgelo e forti piogge, la grotta diventa inaccessibile. Se l'importanza di Bailame e Belfagor è messa principalmente in relazione alla possibilità di aggiungere ingressi all'Abisso Saragato, in questo caso siamo di fronte ad un ulteriore tassello del sistema, in cui è stato possibile entrare artificialmente in zone altrimenti inaccessibili della Carcaraia vera e propria, che dovrebbero riservare ben altre sorprese se messe in relazione con i tanti buchi soffianti che la costellano.

Chi c'era...

Simone Argentieri, Marco Ballati, Giovanni Becattini, Angelo Cerrone, Elena Cristiano, Massimiliano Frasconà, Antonio Ginetti, Loriano Lucchesi, Carlo Messina, Enrico Novelli, Siria Panichi, Patrizio Pierallini, Stefano de Santis, Roberto Torre. 

                                                                                                                           Art. di Siria Panichi Tratto da: Talp n° 28 Rivista della federazione Speleologica Toscana

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Cuore Strano

Sono in corso i tentativi di forzare l'ingresso al "cuore strano" nome provvisorio da trovare alla buca sul sentiero 33 che dal piazzale delle Gobbie porta sull'Altissimo.

Primi approcci con la "Buca"

Non un gran che davvero quel buchetto, appena si iniziò a scavare. L'impostazione classica da pozzetto e quel filino d'aria che si sentiva (o almeno così sembrava) passare attraverso le foglie che già avevano iniziato a caderci su però dava qualche speranza.... e poi piaceva a Gabriella!

Era comunque già la terza buca vista: una poco sotto l'ingresso del bagnulo era stata subito abbandonata , e non solo per l'inadeguatezza dei mezzi a disposizione. L'altra ,ancora lungo il sentiero (IL 33) poco sotto la nostra protagonista, con una bella arietta ma piuttosto franosa, e con la faccia di aver già subito qualche attacco, è stata ben presto declassata a frigorifero!!

Ed eccoci ad attaccare con decisione la nostra buchetta! A dire il vero si dimostra piuttosto divertente, i detriti che la riempiono, a parte qualche sasso più grande , vengono via bene, mostrando lentamente il pozzetto che talvolta promette meraviglie, tuttavia senza poi ovviamente mantenere. Ed è nel momento di maggior scoramento che proprio Gabriella apre una finestrella da cui finalmente una bella arietta che ci spira in faccia ci da una dicreta fiducia , tanto più che i sassi buttati giù di lì sembrano dimostrare l'esistenza di un discreto pozzo... Mah, per ora c'é di sicuro che anche a disostruttori entusiasti questa presunta grotta non sembra volersi concedere poi tanto facilmente; altri tre metri di pozzo scavati, i detriti che cominciano a trasformarsi in sassi magari anche belli puliti, ma con un'aria ancora non troppo convincente..vedremo, certo che sotto vogliamo arrivarci, poi..appunto....vedremo..

                                                                                                                       Paolo Sostegni

Racconto e mail sulla dis-ostruzione

Pensate a chi fa i manzi invece di andare a veglia dalla ragazza, a chi fa 4 ore di macchina per fermarsi solo due ore alle Gobbie a scazzare con gli amici che scavano, a chi va da solo e sogna,….La storia, mi sembra di ricordare, nasce in agosto 2004 durante l'uscita del gruppo alla Buca del Generatore, con patrizio, Loriano, SimoneR, Gabriella, paoloS, LeonardoF, luca e Alessia. Qualcuno nota, vicino al sentiero, dell’aria. Si, io non ricordo, ma dicono che buchi o buche non ce ne erano. C’era solo aria e poi….. 

From: <leoe@inwind.it> Sent: Monday, October 31, 2005 8:34 PM Ciao ragazzi, Quella domenica di Agosto 2004 partecipavo anche io ( Leonardo ), ero ultimo nella discesa preceduto da paolo S., per caso scorsi a circa 1 MT del sentiero una buchetta che volli scrutare e ascoltare x caso. Paolo non vedendomi arrivare torna indietro e iniziammo dopo una giornata di grotta, a scavare come dei bambini in spiaggia. Togliemmo circa 1 MT di pietre e dopo ½ di fatica ci promettemmo di tornare. L’arrivo dei due dispersi fu acclamato dal resto della ciurma con un ( c…o dove vi eravate cacciati abbiamo una fame cane ). Questo era solo per colmare una piccola lacuna “ insignificante “ poich’è non ho più contribuito alla disostruzione. Comunque sono molto contento di aver dato un minuscolo aiuto nella scoperta degli ingressi delle grotte. Saluti a tutti Leonardo F. NB. Questo buchetto (20 mt sotto Cuore Strano) è stato rivisitato solo la domenica successiva da Paolo e Gabriella e poi non è stato più preso in considerazione da nessuno ma è stata il motivo che ha portato a scoprire Cuore Strano, come ci racconta PaoloS.

From: <caesarnihil@tiscali.it> To: "Karbur" <karbur@libero.it>; <leoe@inwind.it> Sent: Tuesday, November 01, 2005 5:42 PM Subject: RE: cuore strano-2 .... invero la buca che Abbiamo cominciato a scavare Leonardo e io non è cuore strano, ma quella 2o metri sotto (che ho pure siglato), e che effettivamente non è stata oggetto di scavi convinti come avrebbe meritato.. relativamente al seguito lo scavo lo ha iniziato Gabriella la settimana dopo mentre io ero appunto impegnato a dare un'occhiata al buco di cui sopra.. il periodo era appunto Agosto, e se non sbaglio i primi 6\7 metri li abbiamo scavati in 2 , dopodichè abbiamo coperto il tutto fino a la scorsa estate quando gli scavi sono ripartiti più veloci grazie alla indubbia superiore organizzazione del gruppo vecchietti (LOriano ,Patrizio e ormai pure Al-Zarkaqui Simone)... ps.. leonardo vieni a scavà invece di fare il modello!! (non so se lo sai ma eri pure su speleologia!!) ps2: ma quelli della montagna dopo essersi fatti il culo in quel modo li frustano pure quando tornano a casa?.. mi sembrava che fossimo estremi noi a scavare!!! ciao a todos...

Domenica 31 ottobre 2004 Paolo Sostegni, PatrizioP, LorianoL, FabianoF. Si Scava ( già altri scavi in precedenza erano stati fatti)

Sabato 6 novembre 2004 Paolo Sostegni, PatrizioP, LorianoL. Si scava fino a -8

Gabriella e Paolo tornano dal giovane Abisso consapevoli di lasciarlo solo per lunghi mesi e pensano ad una coperta (copertura) che lo protegga dalle nevi del freddo inverno aprano.

Lunedì 26 luglio 2005  Paolo Sostegni, Patrizio, PaoloB. Si scava fino a –10

Lunedì 8 agosto 2005 Simone R, PaoloS, LorianoL. Si scava fino a -12

Sabato 3 settembre 2005 Simone R, Patrizio. Scavare adesso risulta veramente complicato. La sezione a questo livello è molto stretta e si è preferito iniziare a smanzare a –8 la strettoia delle allucinazioni. Due manzi di vecchia generazione (diametro 10 mm) inginocchiano subito la batteria del trapano. Domenica 18 settembre 2005 Simone R, Patrizio, Paolo S, StefanoP, LorianoL, Siria e Andrea. 8 manzi di 8 mm a –8 mt.  4 sherpa per un gruppo sufficiente a demolire una montagna.

From: <caesarnihil@tiscali.it> Sent: Tuesday, October 11, 2005 5:18 PM Subject: forse non tutti sanno che......la buca sul 33 è a un buon punto; stiamo cominciando a far pratica con la tecnica dei 'vitellini da latte', e se riusciamo a trovare dei trapani buoni con punte di altrettanto valore, con 3\4 fori saremo al di là della strettoia cosiddetta delle allucinazioni senza essere obbligati a portare su generatori di corrente tipo sherpa tibetani (mi han fatto male le spalle per una settimana….) saluti paolo  


Sabato 15 ottobre 2005 Simone Rastelli, Stefano P. Continuano a smanzare, anzi finiscono di smanzare e si affacciano sul pozzo. Martedì 18 ottobre 2005 PaoloS.

Da: caesarnihil@tiscali.it] Inviato: lunedì 24 ottobre 2005 21.36  Oggetto: .....aggiornamento Se è vero che tra le varie cose la speleologia insegni la costanza è arrivata l'ora di metterla in atto: cuore strano Domenica mi chiama Simone: abbiamo sfondato (era con Stefano) e siamo fermi su un pozzo da 30! Scherzo... il pozzetto è agibile ma il fondo è occupato da detriti e probabilmente chiude... Bello!.. Cmq finchè non vedo non mi arrendo... Martedì sono sul posto, armo a modo mio e scendo... ormai le rocce 'di risulta' hanno riempito il pozzetto fino al passaggio (2,5 metri circa dalla base dello scavo) che così risulta piuttosto agevole mi affaccio ed effettivamente le speranze vanno al lumicino...ma cmq non è detto che dove non riesce a vedere ci sia una fessura che riporti sotto il pozzo che stavamo scavando.. del resto almeno due o tre volte mi era sembrato di sentire i sassi rotolare giù per uno scivolo....(sennò non si chiamava strettoia delle allucinazioni)... Insomma, faccio scender giù la corda, sposto due sassi e mi infilo di piedi; la discesa è agevole anche in libera, in quanto gli appigli abbondano e il pozzetto non è mai troppo stretto se non proprio in fondo... il problema è che giù chiude proprio tutto e la frattura che si vede nella parte alta nemmeno l'ombra... Scoramento massimo e subito risalgo, senonche decido ormai di vedere ogni possibilità e provo a spostare qualche sasso.. dunque; si lavora male perchè in quel punto il pozzetto stringe, ma qualcosa si può fare. la quantità di sassi più o meno grandi è impastata con un pò di terra, il che non mi sembra un gran segno, ma non mi sembra che ce ne sia un gran spessore e cmq si sente filtrare una certa quantità d'aria, anche se non credo venga tutta da lì. il pozzetto sembra anche in questo caso stringere sotto i sassi e per di più sembra che una lama di roccia si metta di traverso.. UN bel pò di problemi insomma, ma insomma, se si dice di dare un'occhiata un pò meglio io ci sono, e poi vedremo il da farsi... saluti paolo

Da: Pierallini Patrizio (DD TOS)  Inviato: martedì 25 ottobre 2005 11.04 Oggetto: R: .....aggiornamento ..Caro Paolo, complimenti, con la tua passione e tenacia ci hai portato a condividere con te una bella eperienza. Finalmente i giovani del gruppo in autonomia hanno messo le ali ed è nato anche un nuovo fochino ed i manzi da 10 mm (con tanto di tiras di acciaio forato per il passaggio dei fili) che gelosamente conservavo per queste occasioni, diventano reperti archeologici e storia da museo. Adesso con un foro di 8 mm, lungo 40, uno sputo di gesso e via: una bomba! Un solo rammarico: le vicende dalla vita e del lavoro non ci fanno sempre incontrare e capita a volte di trovarsi da soli anche in grotta. Ma credici, l'esperienza di andare in grotta da solo in esplorazione, mi manca! L'esplorazione in solitaria, in fatto di rischi, si avvicina molto a quella dello speleosub, che è lo sport in assoluto più pericoloso. Poi mi racconterai, ora sii prudente! patrizio

Domenica 30 ottobre 2005 Simone R, StefanoP, LorianoL, Cristian, marcoM, RiccardoN. Simone passa la strettoia. Sul pozzo individua una fessura di 2 cm da cui passa aria: proviene da sotto la frana che tappa il pozzo iniziale! Smanzare per due tre metri potrebbe dire baypassare la suddetta frana.(haa,haa.haa). p.s. ora, a pensarci bene… Siamo stati precipitosi e forse meritava insistere un po’ di più nello scavo: la grotta si è tappata perché ha trovato una strozzatura! Oltre la strozzatura la grotta continua!. Così è pure successo per altre grotte, come anche per la vicina Buca di V.

                                                                                        Patrizio Pierallini

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Golem -Rocciolo

Un’altra importante attività di gruppo è stata la congiunzione della Buca di Golem con il Rocciolo. 

Nell’estate del 2016, guidati da Loriano con l’intenzione di fare un po’ di pratica con nodi ed armi, decidiamo di affrontare una serie di semplici uscite con alcuni membri del gruppo.  Una di queste ci porta al Rocciolo, uscita facile, breve, nel pomeriggio avremo il tempo di andare al mare. Con pazienza iniziamo a mettere le corde quando Loriano si accorge di aver dimenticato del materiale in macchina. Quando torna ci dice di aver trovato alcuni del gruppo dei Versiliesi che stavano andando nella adiacente Buca di Golem, bene, non siamo soli. 

Messe le corde si inizia a scendere, la grotta e semplice e ben concrezionata, permette, nel salone, di muoversi a piacere in varie direzioni. Torna Diletta e dice di aver sentito odore di fumo nella parte alta di una frana, nessuno di noi sta fumando, allora sono  i Versiliesi. Iniziamo a chiamare e incredibilmente ci rispondono.  inizia così una serie di uscite che termina con l’apertura di una condotta(Gate17)che permette di congiungere le due cavita. Da notare che questa occasione è stata importante anche per la partecipazione contemporanea di 2 gruppi che lavorando in simbiosi ne hanno permesso la riuscita. Un ringraziamento particolare a Valentina Mantovanelli che ha creduto in questa avventura. 

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Corchia Ramo del 730

Questa attività, alla fine degli anni 2000, sotto la guida di Simone Rastelli, porta alla decisione di andare a raggiungere alcune finestre alla base della frana nel pozzo del Centenario, qui, con una breve risalita, Simone, Patrizio e Daniele trovano una serie di gallerie che vengono battezzate del “730” in onore alla professione dello scopritore! La scelta di esplorare l’enorme pozzo è dovuta al fatto che è facilmente raggiungibile e molto promettente in termini esplorativi; permette inoltre, considerata la sua relativa semplicità,

la partecipazione attiva di tutti i membri del gruppo, sia ai più esperti che ai nuovi corsisti desiderosi di proseguire l’attività. Inizia quindi la risalita nel 2009, condotta da Simone con l’aiuto di Patrizio, Leonardo, Nicola, e Pierluigi. Si sale, si armano traversi, pendoli, corde nel vuoto a 50 metri di altezza; l’impegno e tanto, a rotazione vari membri prendono parte al lavoro, ormai quasi tutte le domeniche siamo li. I risultati cominciano a vedersi, si raggiunge la cima e vengono esplorate e rilevate centinaia di metri di condotte laterali che danno una idea chiara di come si forma un pozzo in grotta(percolazione e crolli). 

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Grotta di Monte Chiatri

Grotta del Monte Chiatri

La grotta del monte di Chiatri

Regione: Toscana. Provincia e Comune: Lucca. Frazione: Chiatri. 
Quota ingresso: 370 M slm 
Dislivello: -53 

L’antefatto 
Capita talvolta (raramente) che uno speleo sia costretto ad andarsene al mare.  Capita talvolta (spesso) che lo stesso speleo al mare si annoi a morte. Capita pure che sulle colline adiacenti al medesimo mare vi siano emergenze calcaree; e capita che vi sia pure una grotta. Ora, dovete sapere che gli speleo pensano che le grotte siano come i funghi: dove vi è una grotta, ve ne deve essere pure una seconda…una terza…una quarta e cosi via. Dovete sapere pure che lo speleo non perde il suo “vizio” di cercare grotte neppure quando si trova nelle situazioni piu incredibili, immaginatevi se lo può fermare la “sacra famiglia” in brache al mare. Così troveremo il nostro indomito a percorrere boschi, arrampicarsi su rocce, attraversare torrenti per trovare l’oggetto del suo desiderio.  Dovete sapere però che vi è anche un metodo assai meno faticoso di cercare le grotte, e vi potete immaginare che è il piu utilizzato: chiedere agli “indigeni” informazioni su buchi, anfratti e robe simili.  Capita poi sempre di trovare il solito vecchietto che “conosco il territorio come le mie tasche”; e ti porta ad un buco dove la leggenda (che non manca mai) vuole che vi si apra una grotta “dalle sale immense, dalle gallerie che non finiscono mai” apprendendo magari che nessuno vi è mai entrato causa del saltino iniziale. 

Fu cosi che il nostro socio trovò la Grotta di MONTE di CHIATRI 

L’esplorazione 

Dove si racconta di strani individui che sprofondano nelle fratture della terra e di “locali” curiosi di sapere cosa vi sia sotto i loro orti. Sotto gli occhi esterrefatti dell’indigeno, Loriano indossa i paramenti da grotta,accende l’acetilene, ed infilandosi tra i massi di crollo scompare alla vista dell’accompagnatore, che rimane ad aspettare preso dalla curiosità di sapere cosa si nasconda sotto i suoi piedi. Un breve saltino di un paio di metri e Loriano si trova in una saletta impostata su di una frattura. Nel soffitto si aprono un paio di camini che filtrano la luce, ossia conducono fuori, ma risultano stretti per noi umani; il pavimento è formato da massi di crollo e si abbassa di un paio di metri verso il fondo.  Sempre lungo la direttrice del saltino iniziale la grotta pare proseguire in un pozzetto il cui fondo Loriano non riesce ad intravedere, allora vi lancia il solito sasso per verificarne la profondità: non molta ma comunque sufficiente per bloccare l’esploratore sprovvisto di materiale di discesa.  Non rimane che decidere di tornarvi con attrezzature adeguate e in compagnia; esce ed è sommerso dalle domande dell’anziano accompagnatore. Seconda operazione di vestizione tra i lecci che circondano la frana che nasconde l’ingresso, la domenica successiva con la compagnia di Massimo. Ingresso, saltino, sala. Si ammira, si scruta, si studia la roccia. Il pozzetto: si mette una corda e inizia la discesa (8-9 metri ?); si arriva in una seconda sala ancora impostata sulla stessa frattura, un poco piu grande con il pavimento ancora invaso da massi di crollo.  Sul fondo, alla sinistra, risale un paio di metri e chiude; sulla destra una condotta stretta e riempita di sassi franati procede per alcuni metri fino a divenire impraticabile.  La via della prosecuzione la si vede ancora nella verticale del pozzetto, ma adesso si presenta con uno scivolo, non molto pendente che in pochi metri conduce in una galleria, ancora alcuni metri e ci troviamo in una saletta sulla destra.  La grotta pare evere termine qui, ma un attento esame di tutte le fessure, permette di individuare una finestra stretta sulla sinistra in alto. Ci si affaccia e si intravede un pozzo oltre una seconda strettoia, stavolta nella verticale del pozzo. Classico sistema speleo di misurazione: getto del sasso; nel silenzio si contano i secondi di percorrenza, il primo impatto, il rumore del ruzzolare successivo.  Valutazione dei due esploratori: supera i venti metri e ancora continua sul terreno morbido. 

La partecipazione del gruppo.

In sede il giovedì successivo Loriano parla della grotta, la descrive, chiede collaborazione per effettuare il rilievo, invita gli altri ad aiutare ad allargare la strettoia e spittare il pozzo. Si decide per il sabato pomeriggio: la grotta è quasi sulla strada, il rilievo da effettuare è breve. Terza profanazione di questo ambiente che fino ad appena un mese prima, e per milioni di anni era rimasto vergine. Si procede in punta di piedi e ci scusiamo con la terra di queste nostre intrusioni. Patrizio si prende l’ingrato compito di “violare” la vergine roccia con un primo spit, purtroppo necessario anche per soddisfare la curiosità degli abitanti di Chiatri di sapere cosa vi sia sotto i loro orti. Antonio con bussola e clinometro, e con l’aiuto di Loriano e Gabriele effettua il rilievo: la frattura è impostata su di un asse di direzione Est-Owest. Alla saletta prima del pozzo, da una fessura sul fondo in basso, si intravede un altro ambiente, ma questa fessura non si addice alla progressione umana: ritorneremo ad allargare? Per adesso andiamo alla finestra: Patrizio sta gia scendendo. Il pozzo inizia con una strettoia verticale, poi allarga. La corda non è sufficiente: ma non era una corda da 25 metri? Ci comunica comunque che il pozzo negli ultimi metri é molto appoggiato, quasi uno scivolo, cosi da poter essere disceso in libera. Scende anche Massimo: mentre dal fondo giunge la voce di Patrizio che parla di ambiente bellissimo, concrezionato; pare sia la stessa frattura che prosegue verticalmente, poi la grotta prosegue con una galleria. Ma….a qualcuno viene in mente di guardare l’orologio: ca…pperi! “Ma io ho fissato di andare a cena con gli amici”; si sente urlare, “io devo accompagnare la moglie alla festa del paese”; “e io non devo raggiungere la moglie al mare?” e pensare che mi aspettano per cena! Si decide di uscire. Alle macchine, mentre ci cambiamo i vestiti si forma un capannello di “locali” curiosi delle nostre tute, delle lampade, ma soprattutto di conoscere il “dentro” della loro collina, curiosi di conoscere la verità sulla “loro” grotta, di sapere delle bellezze che sono appena sotto i loro orti. Purtroppo il tempo è poco. Ci congediamo dando appuntamento ad una delle prossime domeniche. Non prima però di aver misurato la corda dal nodo con cui è stata appesa allo spit; aggiunti i metri dello scivolo calcolati in base alla propria altezza dai due che lo hanno oggi disceso si hanno 32 metri: un bel pozzo. P.S. Il pozzo risulterà essere di 36 metri. 

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Corchia Ramo
SERENDIPITY

Nonostante gli sforzi e la testardaggine non riusciamo a trovare la tanto agognata via di uscita, siamo a pochi metri dall’esterno, ma niente, tutte le condotte chiudono. A questo punto, siamo ormai al 2015, accade l’impensabile, durante le ultime uscite di disarmo, un sacco si stacca dal moschettone di Simone e va a finire giù per la frana, si vede, fermo sopra uno spuntone, nel recuperarlo Simone si accorge che tra i sassi si sente soffiare aria; sposta qualche pietra ed ecco quello che cercava;

 ci infiliamo si passa, poi una condotta e dietro una strettoia, inizia l’esplorazione dei rami di Serendipity, tra acqua e immensi pozzi da discendere. Tutto il gruppo e presente ed attivo. Il risultato è importante: abbiamo aperto una nuova e più comoda via per i rami del Fiume, riscoperto le gallerie dei Veronesi, che avevano già risalito parte del pozzo passando dal fiume, e ancora oggi continuiamo a trovare nuove condotte da rilevare con la speranza di raggiungere nuovi rami inesplorati. 

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